Insediamento nuragico-romano di Nuraghe Mannu
Nuraghe Mannu è un esteso complesso situato al centro del Golfo di Orosei. Sorge su un altopiano di origine vulcanica, 200 metri sul livello del mare, dal quale si domina tutto il Golfo e la Codula di Fuili, un piccolo canyon che trova sbocco nell'omonima spiaggia.
Una posizione strategica per la sicurezza dell'insediamento ricco di barriere naturali, utilissime per la difesa dell'abitato.
Una posizione strategica per la sicurezza dell'insediamento ricco di barriere naturali, utilissime per la difesa dell'abitato.
L'età nuragica
Il sito archeologico, risalente all'età del bronzo (1600 - 900 a.C.), è formato da un nuraghe semplice circondato da un insediamento nuragico e romano, con decine di capanne, esteso per oltre due ettari. Il nuraghe è del tipo semplice a tholos, costruito con dei grossi massi poliedrici in basalto disposti a filari irregolari. Il monumento si conserva per un’altezza di 3,50 m sul lato est e di 4,70 m sul lato nord; ha un diametro al piano di calpestio di 12,80 m e allo svettamento di 11,20 m. L'ingresso, orientato ad est, verso il mare presenta una forma trapezoidale ed è sormontato da un architrave irregolare. Per raggiungere il vano interno si percorre un corridoio trapezoidale nel quale si apre, a sinistra, il vano scala che conserva ancora dodici gradini dell’originaria scala d’andito. La camera presenta una pianta ellittica irregolare con due nicchie sopraelevate ricavate nello spessore murario. Dallo scavo della camera del nuraghe è emersa una notevole quantità di materiali ceramici di età nuragica relativi a contesti che vanno dal bronzo medio all’età del ferro (1600 - 900 a.C.), tra i quali si segnala la presenza di tegami, olle, tazze carenate e numerose fusaiole fittili.
All’età nuragica sono attribuibili anche le opere di terrazzamento realizzate per sistemare la superficie irregolare sopra la quale sono impostati le strutture nuragiche e il successivo impianto di età romana.
Dai nuragici ai romani
Una delle particolarità di Nuraghe Mannu è l’evidente compresenza di diverse culture con la sovrapposizione di quella romana su quella nuragica. Una continuità che conferma l'importanza del sito anche a presidio delle vie commerciali. Nelle strutture di età romana, infatti, si notano vani destinati ad un uso civile e magazzini grazie alla presenza di silos, macine e frammenti di giare sovrapposti alle strutture nuragiche.
Il sito archeologico, risalente all'età del bronzo (1600 - 900 a.C.), è formato da un nuraghe semplice circondato da un insediamento nuragico e romano, con decine di capanne, esteso per oltre due ettari. Il nuraghe è del tipo semplice a tholos, costruito con dei grossi massi poliedrici in basalto disposti a filari irregolari. Il monumento si conserva per un’altezza di 3,50 m sul lato est e di 4,70 m sul lato nord; ha un diametro al piano di calpestio di 12,80 m e allo svettamento di 11,20 m. L'ingresso, orientato ad est, verso il mare presenta una forma trapezoidale ed è sormontato da un architrave irregolare. Per raggiungere il vano interno si percorre un corridoio trapezoidale nel quale si apre, a sinistra, il vano scala che conserva ancora dodici gradini dell’originaria scala d’andito. La camera presenta una pianta ellittica irregolare con due nicchie sopraelevate ricavate nello spessore murario. Dallo scavo della camera del nuraghe è emersa una notevole quantità di materiali ceramici di età nuragica relativi a contesti che vanno dal bronzo medio all’età del ferro (1600 - 900 a.C.), tra i quali si segnala la presenza di tegami, olle, tazze carenate e numerose fusaiole fittili.
All’età nuragica sono attribuibili anche le opere di terrazzamento realizzate per sistemare la superficie irregolare sopra la quale sono impostati le strutture nuragiche e il successivo impianto di età romana.
Dai nuragici ai romani
Una delle particolarità di Nuraghe Mannu è l’evidente compresenza di diverse culture con la sovrapposizione di quella romana su quella nuragica. Una continuità che conferma l'importanza del sito anche a presidio delle vie commerciali. Nelle strutture di età romana, infatti, si notano vani destinati ad un uso civile e magazzini grazie alla presenza di silos, macine e frammenti di giare sovrapposti alle strutture nuragiche.
Uno scalo per i traffici commerciali
Nella campagna di scavo del 2005 sono stati messi in luce due ambienti destinati anch’essi ad un uso civile, afferenti ad un contesto della media e tarda età imperiale (III-VI sec. d. C.), la cui categoria è inquadrabile nell’ambito delle case a striscia diffuse in età romana. Gli edifici erano costruiti con muri realizzati con conci isodomi, spesso reimpiegati, e con pietre semilavorate senza l’utilizzo di malta. All’interno di un vano era stata ricavata, cavando la roccia madre, una vasca di forma ellittica destinata a contenere acqua o derrate alimentari. Le coperture, probabilmente a singolo o a doppio spiovente, erano realizzate con tetti alla romana con tegole (tegulae) - talune con marchio di fabbrica - e coppi (imbrices) sorretti da una travatura lignea.
Ogni edificio si compone di due ambienti comunicanti tramite un passaggio disposto in asse (orientamento N-S) con la porta di ingresso. L’indagine ha restituito numerosi frammenti ceramici (ceramiche fini da mensa, ceramiche comuni e da fuoco, anfore, tegole ed embrici), reperti metallici (anelli digitali, chiodi, ami da pesca, scorie di fusione, etc.), una cinquantina di monete e resti faunistici, una selezione dei quali è già esposta nel Museo Archeologico di Dorgali.
In generale si può affermare che i due edifici appartengono, come gli altri ambienti di età romana messi in luce nelle campagne precedenti, ad un insediamento civile la cui vitalità, dalla media alla tarda età imperiale, è legata ai traffici commerciali e alle rotte di cabotaggio che interessavano la costa orientale sarda.
Nel sito è stata attestata inoltre una fase tardo-antica e bizantina - altomedievale caratterizzata dalla presenza di contenitori anforici del basso impero e di sigillate africane di produzione C e D decorate con simboli cristiani; alla stessa fase afferisce una tegola bollata con chrismon entro circonferenza, formato da una sovrapposizione delle lettere greche C e R combinata con croce secondo una tipologia diffusa tra la fine del IV e il VI sec. d.C.
Gli studi e le campagne di scavo
Il sito è stato indagato per la prima volta da Alberto Taramelli nel 1927 - due scavi nell’area insediativa dove mise in luce due edifici di età romana – e da Ferruccio Barreca che, nel 1966, riconobbe nei due edifici la persistenza di planimetrie e di tecniche edilizie caratteristicamente puniche.
Nel 1980 è stato pubblicato il primo rilievo topografico parziale del sito, realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Nuoro. Tra il 1994 e il 2000 l’insediamento è stato oggetto di sette interventi di scavo denominati “Operazione Nuraghe Mannu”, alla quale hanno preso parte circa 700 volontari, organizzati dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con l’E.S.I.T., la rivista Archeologia Viva e il Comune di Dorgali.
Tra il 2002 e il 2003 è stato realizzato lo scavo e il restauro del nuraghe. L’intervento ha consentito, attraverso lo scavo del crollo della tholos e degli strati sottostanti, di mettere completamente in luce la camera e la scala d’andito e di delineare le caratteristiche architettoniche del monumento. Nel 2005, infine, è stata realizzata una campagna di scavo nell’abitato romano, consentendo la messa in luce di altri due edifici di età romana.
Gli studi dell’insediamento di Nuraghe Mannu sono legati allo studio dei nuraghi e dei villaggi e del rapporto tra nuraghe e villaggio; in secondo luogo il sito rappresenta un contesto ideale per lo studio dell’evoluzione finale della Civiltà Nuragica nei secoli compresi tra l’inizio della colonizzazione fenicia e l’avvento del dominio punico (metà VIII sec. a.C./ fine VI sec. a.C.).
Lo scavo dell’insediamento civile di età romana contribuirà inoltre allo studio e alla comprensione dei modi e dei tempi con cui è avvenuta la romanizzazione delle Sardinia e della Barbaria sarda in particolare.
Il sito è stato indagato per la prima volta da Alberto Taramelli nel 1927 - due scavi nell’area insediativa dove mise in luce due edifici di età romana – e da Ferruccio Barreca che, nel 1966, riconobbe nei due edifici la persistenza di planimetrie e di tecniche edilizie caratteristicamente puniche.
Nel 1980 è stato pubblicato il primo rilievo topografico parziale del sito, realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Nuoro. Tra il 1994 e il 2000 l’insediamento è stato oggetto di sette interventi di scavo denominati “Operazione Nuraghe Mannu”, alla quale hanno preso parte circa 700 volontari, organizzati dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con l’E.S.I.T., la rivista Archeologia Viva e il Comune di Dorgali.
Tra il 2002 e il 2003 è stato realizzato lo scavo e il restauro del nuraghe. L’intervento ha consentito, attraverso lo scavo del crollo della tholos e degli strati sottostanti, di mettere completamente in luce la camera e la scala d’andito e di delineare le caratteristiche architettoniche del monumento. Nel 2005, infine, è stata realizzata una campagna di scavo nell’abitato romano, consentendo la messa in luce di altri due edifici di età romana.
Gli studi dell’insediamento di Nuraghe Mannu sono legati allo studio dei nuraghi e dei villaggi e del rapporto tra nuraghe e villaggio; in secondo luogo il sito rappresenta un contesto ideale per lo studio dell’evoluzione finale della Civiltà Nuragica nei secoli compresi tra l’inizio della colonizzazione fenicia e l’avvento del dominio punico (metà VIII sec. a.C./ fine VI sec. a.C.).
Lo scavo dell’insediamento civile di età romana contribuirà inoltre allo studio e alla comprensione dei modi e dei tempi con cui è avvenuta la romanizzazione delle Sardinia e della Barbaria sarda in particolare.